Venice Secrets: il lato oscuro e misterioso di Venezia

Venezia è una delle più celebri città al mondo. Le gondole, piazza San Marco, Palazzo Ducale, il Ponte di Rialto sul Canal Grande…tutti sognano di visitare prima o poi questo gioiello sorto sulla laguna veneta, ma perché non unire alle attrazioni più note anche una nuova mostra che illustra il lato più oscuro e sconosciuto della Serenissima?

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Lo scorso marzo ha preso il via Venice Secrets, un’esibizione speciale organizzata all’interno dello splendido Palazzo Zaguri, in Campo San Maurizio. Inizialmente la mostra era stata programmata per la durata di un mese (avrebbe dovuto chiudere i battenti già il 1 maggio) ma, vista la grande affluenza, per il momento gli organizzatori hanno prolungato l’apertura fino a data da destinarsi!
Una grande notizia per tutti coloro che devono recarsi nel capoluogo veneto e/o per quelli che invece potrebbero scegliere di farlo proprio per assistere all’esposizione.

Ovviamente ve ne parliamo perché la scorsa settimana siamo finalmente riuscite ad addentrarci nelle sale di Palazzo Zaguri, alla scoperta di storie, intrighi, misteri e leggende che ci hanno fatte appassionare ancor di più ad una città che dopo anni pensavamo di conoscere e che invece riesce sempre a stupirci con nuovi aneddoti e curiosità. Gran parte del merito per la buona riuscita del progetto va senza dubbio ai curatori, i quali hanno costruito una narrazione coinvolgente pur nella sua inumanità, cercando di coinvolgere ove possibile tutti i sensi, in primis udito, vista ed olfatto.

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Venice Secrets ripercorre gli anni della Serenissima attraverso la crudeltà di un periodo storico tanto dorato e ricco quanto buio, fatto di torture atroci, omicidi brutali e pene disumane che facevano davvero apparire la morte il male minore.
Il percorso espositivo si organizza in 36 stanze distribuite su 4 piani (più il piano terra con biglietteria e bookshop). Si parte dal sottotetto del palazzo, con una sezione dedicata alla vita in carcere (con reperti originali di Giacomo Casanova). Si scende poi fino alla sezione delle torture, strettamente collegata alla successiva, incentrata sulla pena di morte. La visita, tanto angosciante quanto interessante, si conclude con la parte dedicata all’Inquisizione, dove si incontrano testimonianze a dir poco surreali.

Tutti gli strumenti esposti sono rigorosamente originali dell’epoca rappresentata, dunque testimoni diretti di decine di migliaia di uccisioni bestiali e torture di ogni tipo, a conferma di quanto in là possa arrivare (purtroppo) la mente umana.
Uscire indifferenti dalla mostra è impossibile; uscirete piuttosto arricchiti culturalmente, basiti per certe cose viste e, certamente, grati di non essere nati in quegli anni.

Senza anticiparvi troppo, nella speranza che possiate fare un salto voi stessi a Palazzo Zaguri prima del termine di Venice Secrets (al momento, ripetiamo, non sono state definite date), vi lasciamo qualche assaggio di ciò che vi aspetta…

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La “cheba” era una delle più tipiche torture usate durante la Repubblica di Venezia. Si tratta di una grossa gabbia sospesa nella quale venivano rinchiusi a pane e acqua gli ecclesiastici colpevoli di omicidio o bestemmia. La durata della punizione variava in base al peccato commesso, ma moltissimi non ne uscirono vivi. Nella mostra vengono narrate la storia del Prete Bestemmiatore, rinchiuso per 10 giorni nella cheba sul Campanile di San Marco, e quella di Giacomo Tanto, parroco assassino condannato a morire d’inedia nella cheba.
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La tortura del fuoco serviva per far confessare i colpevoli. Il torturato veniva lasciato a digiuno per 10 ore seduto e legato sulla sedia con i piedi poggiati su una tavoletta di legno. Una volta partito l’interrogatorio, ai piedi dell’uomo veniva riempito un recipiente con carboni ardenti, e, ad ogni domanda, veniva sfilata la tavoletta, unica protezione tra gli arti nudi e i carboni.
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L’aggeggio che vedete qui sopra è invece uno “spaccaginocchio”, usato a partire dal XVII secolo per lacerare irreparabilmente le articolazioni di gomiti e ginocchia.
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La garrota è uno strumento di morte già più noto, legato principalmente alla tradizione Spagnola (mai usato a Venezia). Il condannato moriva per strangolamento e fa davvero impressione pensare che l’ultima esecuzione con la garrota è avvenuta il 2 marzo 1974, solo 44 anni fa.
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Quella che vedete è invece una ricostruzione di un altro popolare metodo di esecuzione usato nell’epoca della Serenissima. L’episodio raccontato nella mostra è strettamente legato a Piazza San Marco, in particolar modo alle due colonne di San Marco e San Todaro, ma non vogliamo svelarvi di più…
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La ghigliottina, macchina per la decapitazione dei condannati a morte, è nota specialmente per aver posto fine alla vita di Re Luigi XVI e della moglie Maria Antonietta durante la Rivoluzione francese. Il suo ultimo utilizzo in Francia risale addirittura al 1977.
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Altro strumento da brividi è la cosiddetta “sedia delle streghe”, uno dei più noti rimedi inquisitori antistreghe e antieretici. Poteva essere utilizzata come mezzo di tortura ma spesso portava anche alla morte. Il “come” non è difficile da immaginare…
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Giusto per non farsi mancare niente, questa leggenda (vogliamo sperare sia tale) veneziana, che difficilmente dimenticheremo ogni volta che ci capiterà di passare per Riva de  Biasio…

Non perdetevi Venice Secrets per scoprire il resto della mostra, che veramente presenta reperti impensabili!

Per finire, una piccola grande idea che rende l’esperienza ancora più interessante. Venice Secrets ha ideato anche un’app (compatibile con i principali sistemi operativi), che vi permetterà, mentre camminate per la città, di scoprire i luoghi teatro di omicidi, esecuzioni pubbliche e misteri. Ottima cosa per avvicinare e coinvolgere anche i più giovani, o comunque chi non stacca mai gli occhi dallo smartphone e che in questo caso avrebbe almeno un buon motivo per non farlo.


Orario di apertura: 10-21.00 tutti i giorni
Tariffe: 16€ intero / 12€ ridotto / ingresso gratuito per i bambini sotto i 6 anni
AUDIOGUIDA INCLUSA


Come di consueto attendiamo le vostre impressioni. Voi l’avete già visitata? Avete qualche domanda o curiosità? Non esitate a farcelo sapere nei commenti!

2 thoughts

  1. La sepoltura da vivi (perchè da vivi si tratta vero?) è semplicemente da brividi! Non saprei dirvi perchè ma è un mio incubo ricorrente tanto che dico sempre che se dovesse succedermi qualcosa vorrei essere sepolta con il cellulare. E carico possibilmente! 😛
    Buon fine settimana! 😉

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    1. Hai detto bene…sepoltura da vivi a testa in giù, una cosa atroce che al solo pensiero mi manca il respiro. Abbiamo scoperto delle torture veramente inimmaginabili, in quegli anni c’era da aver paura anche solo ad uscire di cosa, ogni cosa era buona per meritar tortura. 😂 Bella l’idea del cellulare, ma sicura che prenda sotto terra? Bisogna scegliere l’operatore migliore ahahha
      Buona giornata 😉

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