Qualche giorno rimasto di ferie e ancora nulla di organizzato. Cosa fare? E’ quello che ci siamo domandate anche noi prima di decidere di prendere la macchina e partire per le zone che tra poco ripercorreremo assieme.
Tre giorni non sono molti ma è quanto basta per visitare finalmente un luogo che ci perseguitava (in senso buono) ogni volta che sfogliavamo la guida Touring Club “Monaco e la Baviera”.
Monaco l’abbiamo vista e rivista. L’Oktoberfest, la torre dell’orologio, i ricchissimi musei, Marienplatz, ecc.; una città bella ed accogliente che però, per una volta, non è riuscita a sviarci dall’idea di intraprendere un breve tour dedicato principalmente alla visita del celeberrimo castello dal nome impronunciabile: Neuschwanstein, pallino che avevamo da tanto e che, per un motivo o per un altro, non eravamo mai riuscite a toglierci, almeno fino a quel momento.

Quante volte abbiamo visto quella sagoma nei documentari, nei libri, nelle cartoline. Una costruzione architettonica da togliere il fiato, un luogo degno delle più belle favole, quel castello che Walt Disney utilizzò per i suoi primi film d’animazione, con i quali siamo cresciute.
Dai nostri paesini in provincia di Vicenza dista poco meno di 5 ore d’auto: non abbiamo più scuse! Bagagli caricati, guida turistica alla mano, meta fissata sul navigatore, serbatoio carico e….si parte, destinazione distretto della Svevia (Baviera).
In meno di un’ora varchiamo il confine veneto ed entriamo in Trentino; Levico, Pergine, Trento e, in men che non si dica, siamo a Bolzano. Un’altra oretta e arriviamo al passo del Brennero, valico di frontiera fra l’Italia e l’Austria.
Abbiamo previsto una breve tappa ad Innsbruck, dove facciamo una passeggiata in centro e mangiamo un boccone in un locale caratteristico, lo Stiftskeller. Ricette tradizionali e camerieri in abiti tirolesi, niente di meglio per entrare nell’ottica del nostro tour.
Con un po’ di pigrizia torniamo in auto; non ce ne voglia Innsbruck ma la nostra meta è un’altra. Circa due orette ci separano da Füssen, cittadina tedesca della Baviera posizionata a pochi chilometri dall’Austria.
Arriviamo a Füssen a metà pomeriggio ed i nostri occhi sono alla disperata ricerca del tanto bramato castello. In lontananza ancora nulla.
L’alloggio scelto per la notte è un posto carinissimo, poco fuori dal centro del paese, il Suzanne´s Bed & Breakfast. La proprietaria, una signora gentilissima che però non spiccica una parola d’inglese, ci mostra la stanza, un appartamento in legno veramente magnifico. Non potevamo chiedere di meglio.
Dopo aver lasciato le valigie ci incamminiamo verso il centro di Füssen; ormai è quasi sera e per Neuschwanstein dobbiamo attendere il giorno successivo. Füssen è davvero una cittadina graziosa, all’interno di un paesaggio nel quale si incontrano colline, montagne e azzurrissimi laghi, in primis quello di Forggensee.
Leggendo la guida mentre passeggiamo, scopriamo che proprio in questo punto si incrociano quattro vie di comunicazione: la celebre Romantische Straße, la via Claudia-Augusta (importante nell’impero romano), la via del fiume Lech (affluente del Danubio) ed infine la Deutsche Alpenstraße, l’itinerario turistico più antico della Germania.
Ci immergiamo nei pittoreschi vicoli, intrisi del sapore e del fascino bavarese. Tra un negozio di souvenir e l’altro arriva l’ora di cena e questa volta il locale tipico che ci conquista è l’Hirsch. Se vi capita di passare nelle vicinanze provate il loro strudel, una prelibatezza!
Dopo una bella serata in compagnia di simpatici autoctoni torniamo a piedi verso il nostro B&B. E’ tempo di ricaricare le pile in vista della giornata che seguirà.
Il secondo giorno inizia al meglio con una super colazione servita dalla proprietaria del B&B vestita con abiti tradizionali bavaresi. C’è veramente di tutto, sia per chi predilige la colazione all’italiana che per coloro che optano per le pietanze salate.
Ringraziamo la signora Suzanne e ripartiamo verso la località Schwangau (circa 10min in auto da Füssen), dove sorge il protagonista del nostro tour.
Le indicazioni stradali risultano molto chiare, impossibile sbagliare se si arriva per conto proprio.
Mentre parliamo del più e del meno scorgiamo finalmente la sagoma del castello di Neuschwanstein immerso nella foresta, figura dominante di un paesaggio scenografico fiabesco. L’entusiasmo è indescrivibile.
Il castello, quel castello, è a pochissimi metri da noi. Parcheggiamo l’auto nell’ampio e ben controllato parcheggio e ci dirigiamo verso la biglietteria.
I visitatori possono scegliere se acquistare il biglietto per la sola visita guidata a 13€ (audio-guide in lingua italiana incluse) od optare per un biglietto cumulativo che permette la visita di altre fortezze. Noi abbiamo il biglietto singolo, per il semplice fatto che il nostro itinerario è ritagliato ad hoc per le (poche) ore a nostra disposizione.
La massa di turisti è davvero impressionante per cui se pensate di visitarlo in alta stagione conviene prenotare anticipatamente online!
Ci avviciniamo alle pendici della roccaforte e scopriamo che esistono ben tre possibilità per salire la collina fino al castello: tramite un bus navetta, a piedi o con una suggestiva carrozza trainata da cavalli.
Decidiamo di immedesimarci fino in fondo nei nostri adorati personaggi Disney ed aspettiamo una carrozza, che ci accompagna per le vie del bosco fino all’entrata della meravigliosa costruzione. Arrivare così è magico e specialmente se viaggiate con i bambini è un’esperienza da vivere.
Riassumere in poche righe la storia di questo capolavoro architettonico la cui costruzione è iniziata nel 1869 sarebbe riduttivo; ci limitiamo pertanto a dirvi che si tratta di uno dei tanti eccentrici castelli commissionati da Ludwig II re di Baviera, luoghi in cui amava rifugiarsi ed isolarsi dal resto del mondo. Der Märchenkönig, tradotto “re delle fiabe”, era uno dei numerosi soprannomi con cui in giro per l’Europa era conosciuto Ludwig, affibbiatogli proprio per questa sua innata passione per le fortezze stravaganti e pompose, che riportano la mente alle più romantiche favole.
Poteva forse Walt Disney non rimanere incuriosito davanti ad un tale progetto? Certo che no! Il geniale imprenditore americano, infatti, fece prendere Neuschwanstein come modello per il disegno della dimora della principessa Aurora nel capolavoro del 1959 La bella addormentata nel bosco. Lo stesso divenne poi il simbolo indiscusso della Walt Disney Pictures e l’attrazione principale di tutti i DisneyWorld sparsi nel mondo.
Quella del castello, che tra l’altro durante la seconda guerra mondiale è anche servito a Hitler come nascondiglio per sé stesso e per migliaia di opere saccheggiate dalle SS, è una storia che merita di essere letta e perciò vi consigliamo vivamente di approfondire.
Dopo questa parentesi torniamo alla nostra visita. Passo dopo passo entriamo in un luogo davvero idilliaco, fuori dal tempo. L’apparato scenico ad effetto non si limita all’architettura esterna, ma è perfettamente rispettato anche negli sfarzosi interni (vietato fare foto). Memorabili la camera da letto di Ludwig II, la sala dei cantori e la celeberrima grotta artificiale illuminata con cascate e stalattiti
Camminando tra una stanza e l’altra il panorama che scorgiamo dalle finestre ci lascia senza fiato: un’incontaminata distesa verde e azzurro dominata da monti, boschi e cristallini laghi.
Un solo rammarico, mezz’ora di visita non basta per gustarsi appieno questo gioiello; il tempo di rendersi conto di essere lì che già si è accompagnati all’uscita.
Per non salutare subito Neuschwanstein ci fermiamo a pranzare in uno dei tanti chioschetti posizionati a pochi metri. Nulla di pretenzioso: wurstel, patate e crauti come tradizione tedesca vuole, accompagnati da una fresca birra del luogo.
Fosse per noi staremmo lì sedute ai piedi delle mure per tutta la giornata, ma il nostro itinerario ci chiama. Scendiamo a piedi lungo le stradine del bosco, seguendo una scorciatoia che ci permette in pochi minuti di arrivare al parcheggio.
La macchina si allontana e noi continuiamo a cercare quella sagoma con lo sguardo finché, man mano che ci immergiamo nella pianura bavarese, si fa sempre più piccola…fino a sparire.
Prima di partire avevamo deciso, come già accennato, di tralasciare Monaco e soffermarci su località che ancora non avevamo visto.
La nostra scelta è ricaduta sulla poco nominata Augsburg, in italiano Augusta. Ci arriviamo dopo circa 1 ora e mezza di strada.
Augusta è il capoluogo del distretto della Svevia, conta poco meno di 300mila abitanti e può vantare di essere la seconda città più antica di Germania, visto che è stata fondata dai romani nel 15 a.C..
Ci si rende subito conto che turisticamente la città non è granché valorizzata, tanto che in pieno agosto i turisti si potrebbero facilmente contare.
Considerata da molti la più bella città rinascimentale tedesca, la bellezza dei suoi edifici ci fa capire il perché di questo “riconoscimento”. Vide nel ‘500 il periodo di massimo splendore, quando prese piede la dinastia dei banchieri Fugger che, un po’ come i Medici fecero per Firenze, chiamò in città tanti artisti di fama europea.
Oggi questa ricchezza si riflette nei palazzi del centro, specie quelli nella Maximilanstrasse, dove si concentrano le più belle costruzioni rococò e barocche, accompagnate da numerose e vistose fontane e stravaganti facciate dipinte.
Da non perdere la Basilica dei Santi Ulrico e Afra, uno dei monumenti simbolo della città, esempio dell’architettura gotica tedesca poi rivisitata in epoca barocca.
Tra i numerosi musei che offre Augusta noi abbiamo scelto di dedicarci al Maximilian Museum, che ripercorre la storia di questo glorioso centro ed espone manufatti veramente notevoli dei maestri orafi del passato. Una raccolta che permette di entrare ancora più in sintonia con questa sottovalutata meta.
Dopo aver cercato un alloggio per la notte ed averlo trovato praticamente appena fuori dal centro storico (Hotel Augusta), proseguiamo la serata passeggiando nelle tranquille vie cittadine, per assaggiare poi le specialità della casa del centralissimo ristorante Perlach Acht. Termina così il secondo giorno.
Il mattino del terzo giorno è dedicato ad un luogo tristemente noto. Abbiamo infatti deciso di proseguire il nostro giro facendo tappa al campo di concentramento di Dachau, a pochi chilometri da Monaco. Da Augusta ci si arriva in poco meno di 40 minuti.
Visitare siti che ricordano quanto malvagio e mostruoso possa essere l’uomo fa sempre male, ma anche questi purtroppo fanno parte della storia.
Parcheggiamo in un grande piazzale e ci dirigiamo verso l’ingresso (l’entrata è gratuita).
I turisti sono molti, ma il silenzio che si percepisce è di quelli carichi di commozione, incredulità e rispetto.
All’ingresso vi è ancora il cancello originale con la scritta Arbeit macht frei (il lavoro rende liberi).
Entriamo. Il sole d’agosto picchia forte su quell’immensa distesa di sassolini senza un filo d’ombra. Straziante è il pensiero degli esseri umani rinchiusi lì, trattati come bestie, nelle peggiori condizioni climatiche, fisiche e psicologiche. Una sola ed unica domanda continua a rimbombarci in testa: “Perché?”.
Negli ex edifici di manutenzione si trovano oggi delle mostre permanenti e temporanee dedicate alla storia del campo, dalla sua inaugurazione del 1933 alla liberazione per mano statunitense del 29 aprile 1945. 12 anni di buio e terrore ripercorsi attraverso foto, oggetti e video.
Gli alloggi degli internati erano stati abbattuti poco dopo la liberazione. Oggi se ne possono vedere un paio, ricostruiti in legno, per far capire ai visitatori le condizioni di “vita” all’interno. Molto significativi anche i memoriali dedicati alle varie religioni (ebraica, protestante, cattolica, ortodossa).
La parte più toccante della visita è la baracca contenente i forni crematori. Nell’archivio sono documentati 32.000 decessi, senza contare le migliaia di vittime non ufficialmente registrate.
Dopo un percorso di circa due ore e mezza dominato, piene di tristezza torniamo pian piano alla macchina.
Non è facile continuare il viaggio in maniera spensierata dopo una visita del genere, ma ciò va messo in conto nel momento in cui si decide di visitare quei luoghi dove l'”uomo” ha dato il peggio di sé.
Proseguiamo così verso il centro della cittadina Dachau per una pausa prima di partire direzione Austria. Purtroppo Dachau verrà sempre e solo accostata al vicino campo nazista, un’eredità triste per questa piccola cittadina della Baviera, anticamente conosciuta per il suo frizzante lato artistico.
Vi consigliamo comunque di fare una breve sosta anche lì, seppure lo sterminio che ebbe luogo lì vicino sia finito inevitabilmente per oscurarne la storia.
Parte da qui l’ultima tratta del nostro percorso. L’idea è quella di tornare in Italia allungando il tragitto, senza passare per Innsbruck, come all’andata, ma fermandoci a Salisburgo, perla austriaca.
Programmiamo nel navigatore un itinerario che preveda il meno possibile autostrade o strade affollate a favore di stradine secondarie immerse nella natura e nei piccoli borghi.
Dopo aver passato la periferia di Monaco percorriamo un tratto lungo le foreste di Anzinger e Ebersberger.
Proseguiamo fino ad arrivare nei pressi del fiume Inn e, come consiglia la nostra inseparabile guida, ci fermiamo nel pittoresco paesino tedesco di Wasserburg am Inn, che si sviluppa all’interno di una penisola creata dalla curva del sopracitato fiume (la foto aerea sottostante dovrebbe rendere l’idea). Un luogo da non perdere se passate da queste parti.
Un’altra oretta di marcia durante la quale ammiriamo alla nostra destra il lago Chiemsee, ed ecco che arriviamo a Salisburgo, una città in cui torniamo volentieri ogni qual volta che si presenta l’occasione (avrete più avanti una descrizione dettagliata della città in uno speciale dedicato a Salisburgo ed Innsbruck).
Passeggiatina nel romantico centro, qualche acquisto d’obbligo come le golosissime Mozartkugeln (Palle di Mozart) e salita in funicolare verso la fortezza di Hohensalzburg per ammirare il tramonto.
Dopo una tranquilla discesa a piedi mangiamo qualcosa in un localino del centro e con calma torniamo alla macchina, consapevoli del fatto che ci attendono 4 lunghissime ore per tornare nel nostro Veneto.
Il sonno e la stanchezza si fanno sentire ma sono sovrastati dalle chiacchiere e dai ricordi di questi pochi ma intensi giorni.
Ormai all’alba arriviamo a casa e prima di chiudere gli occhi ci ritorna in mente il castello di Neuschwanstein. Finalmente, però, non è più un sogno.
Questo è proprio il castello delle favole. Anch’io ho in programma di andarci ma pensavo di andare in aereo fino a monaco o Innsbruck e poi in treno fino a füssen. Il trasporto carrozze o autobus ogni quanto partono per il castello?
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Da Monaco è molto facile raggiungere Fussen sia tramite mezzi pubblici che affidandosi ad una delle tante agenzie che organizzano tour per il castello. Per quanto riguarda le navette, partono a distanza di 10/15 min non appena sono piene (in agosto la fila è bella lunga). Le carrozze, invece, non credo abbiano tempistiche, semplicemente non appena se ne vede una scendere si domanda al cocchiere la disponibilità e anche qui una volta che si sarà riempita si parte.
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Grazie per le dritte
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Un bel giretto. Io non sono tanto da Germania, ma il castello mi affascina non poco! Sarebbe bello visitarlo sotto Natale, magari con la neve 🙂
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bellissime e accurate le descrizioni di questo viaggio, in tre giorni avete compiuto un itinerario incredibile.
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Verissimo! Con la giusta organizzazione siamo riuscite a sfruttare al meglio i giorni a disposizione 🙂 Grazie per la lettura! 😉
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